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I Pilastri

 
Per Fiaiano passava la condotta che portava l'acqua di Buceto ad Ischia. Barano ne usufruiva con tre allacci trovandosi la fonte nel suo territorio
B
uceto è una sorgente di acqua dolce situata sopra Piano S.Paolo. 
Nella seconda metà del '500, forse su indicazione della città di Ischia, il card. Granvela, viceré del regno, fece progettare un acquedotto capace di convogliare nel Borgo di Celsa le acque di Buceto. 
Erroneamente e comunemente considerati ruderi dell’acquedotto romano, I Pilastri furono appunto costruiti alla fine del ‘ 500 per far giungere al centro di Ischia l’acqua.  
E' un insieme di archi in doppio ordine che uniscono i dorsali dell'altura di Fiaiano con le propagini del Monte dei Vezzi.
A prima vista effettivamente la massa violastra della costruzione richiama alla mente la sagoma di un acquedotto romano.
Il complesso fu realizzato con pietre pomici prelevate dalle cave vulcaniche dell'Arso prodotte con l'eruzione del 18 gennaio 1301.

L'opera fu iniziata nel 1590 ed affidata per la sua esecuzione ad Orazio Tuttavilla, governatore dell’Isola, ma non fu portata a termine. Venne completata, dopo circa 80 anni, dal vescovo di Ischia Mons. Girolamo Rocca.
E’ un’opera, allo stato, di sicuro effetto sia dal punto di vista architettonico, che ambientale..
Si legge che il vescovo Rocca “Fece incurvare archi grandiosi, scavò condotti sotterranei, finché l’acqua scese ad Ischia”. Intorno all'anno 1920, Ischia, nel sostituire la vecchia condotta con una nuova in ferro, ledeva i diritti di Barano lasciandogli soltanto parte della corrente di flusso che fin dall'inizio le era stata assegnata. Ne seguì una violenta contestazione e con il tempo la polemica fu chiusa e Barano iniziò a progettare un nuovo acquedotto per utilizzare l'acqua di Nitrodi.

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