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Comune di Barano d'Ischia - Sito Istituzionale

Storia

 

Il nome “Barano” lo si trova per la prima volta in una lapide del 1374 che ricorda alcune opere del vescovo Bartolomeo Bussolaro.

Alcuni studiosi, invece, ritengono che tale nome risalga al 1270. In un documento riguardante i Casali dell’Isola tassati in tale anno è riportato il nome “Eramo”. I sostenitori di tale tesi ritengono che l’Autore del testo a noi pervenuto abbia male trascritto o interpretato l’originale “Barano”.

Non è certo ed univoco il significato del nome “Barano”. Per alcuni significa “contra moerorem”, oppure “luogo delizioso” , oppure “podere di Vario”, per altri "Barano" deriva dal latino “balneum” per le sorgenti che nel territorio vennero conosciute ed apprezzate fin dagli antichi greci.

La fertilità del luogo attirò antichi colonizzatori. Presso la fonte di Nitrodi i greci eressero un ninfeo posto sotto la protezione delle ninfe Nitrodi e di Apollo, dio della bellezza e della salute fisica degli uomini.

Altri indizi che fanno risalire "Barano" ad insediamenti greco-romani sono espressioni ancora oggi usate dagli abitanti del luogo derivanti dalla lingua greca e romana.

Del passato resta ben poco: solo alcuni bassorilievi ritrovati a Nitrodi e conservati nel museo nazionale di Napoli, qualche iscrizione marmorea, monete dell’impero romano e cocci di utensili di uso giornaliero. Nel 1862 il Comune di “Barano” scelse di chiamarsi “Barano d’Ischia”.
L’Amministrazione il 22 maggio 1930 approvò il bozzetto di stemma preparato dal pittore Angelo Di Meglio, nel quale l’artista incarnò “un’idea storica rispondente agli antichi ricordi del paese, alle sue bellezze, alle sue ricchezze e alla sua produzione”. Lo stemma originario è così descritto “il verde inferiore simboleggia le campagne; la vendemmiatrice romana, mollemente adagiata al suolo, recante sulla spalla un tralcio di uva bianca e nera e un’anfora accanto, ricorda la produzione locale; i due putti versanti acqua… ricordano un bassorilievo…, il quadro incarna l’espressione greca del nome Barano che per alcuni significa “contro la tristezza”, per altri “verso l’altro”.

Negli anni ’50 non riuscendosi a reperire negli archivi comunali tale bozzetto, peraltro rigettato dalla Consulta Araldica perché troppo complesso, venne realizzato quello attuale. Esso è costituito da due donne che versano acqua da una conchiglia. Il bozzetto fu realizzato dal vice Sindaco dell’epoca Giovanni Jannelli (da "Barano d'Ischia di G.G. Cervera e A. Di Lustro, tip. AMPA, 1988).

Barano d’Ischia si sviluppa tra le colline che diradano verso il mare meridionale dell’Isola e si intrecciano con la macchia, i crateri boscosi e le montagne. Il territorio presenta tante frazioni, contrade e agglomerati antichissimi posti su colline deliziose.

Le frazioni hanno storia e tradizioni che si perdono nei tempi. La popolazione è soprattutto di origine contadina.

Vari i villaggi che formarono il Comune di Barano d’Ischia (Molara, Piedimonte, Fiaiano, Vatoliere, Chiummano, Testaccio, Buonopane, Schiappone).

E' il secondo Comune,  per estensione, dell’Isola; conserva una precisa fisionomia agricola con i suoi orti e vigneti. La maggior parte del territorio è sempre stata coltivata a viti: il vino rappresentava per Barano e per l’Isola il principale prodotto bevuto nelle botteghe e in casa, esportato nel Regno, ma anche all’estero, soprattutto in Francia.

  Il principale polo turistico e termale è costituito dal litorale dei Maronti, splendida baia naturale lunga due chilometri, ricca di spiagge e di angoli suggestivi, quali le valli di Cava Scura e Olmitello, naturale prolungamento costiero della sorgente curativa di Nitrodi raggiungibile da Buonopane. Barano si presenta al visitatore con la piazza del centro molto panoramica e di sicuro effetto. La prima impressione è la sua spaziosità solennità.
Tutto il centro abitato si riversa su di essa. A destra antichi palazzi del 1700 e 1800 nella loro schietta e severa signorilità di stampo rurale.
I primi Sindaci che gli atti in nostro possesso ci ricordano sono Nicola Di Meglio (1635-40) e
Giovan Angelo Nobilione (1653) .
La più famosa tra le sorgenti termali dell’Isola, per le sue acque medicamentose, è la fonte di Nitrodi, conosciuta già in epoca romana e il cui nome deriva dalle ninfe “Nitrodi”  ritenute dagli antichi protettrici dell’area.

Il filosofo Gorge Berckley nel 1717 annotava nel suo diario parlando di Testaccio (allora Comune, oggi frazione di Barano):”… la zona è tutta una strana confusione di rocce, colline, valli, burroni, vigneti a terrazze mescolati davvero in modo singolare e romantico… un buco nel terreno (descrizione del sudatorio) profondo circa quattro piedi e largo tre emette un vapore solforoso con tracce di nitro … buono per ammollire le parti indurite… alleggerisce il corpo… asciuga le piaghe interne… è buono per attacchi isterici… buono per paralisi e convulsioni.
Tenuto conto delle tradizioni isolane, merita un accenno il cosiddetto "diritto di patronato" che fino agli anni '60 il Comune esercitava sulla Parrocchia di San Sebastiano. Era un privilegio (peraltro appartenente anche ad altre famiglie per altre chiese) in virtù del quale, in occasione della nomina del parroco, il Comune proponeva una terna di nomi tra cui il vescovo doveva scegliere.  Ovviamente mutate le condizioni storiche, alla fine degli anni '60 il Comune rinunziò formalmente a tale diritto.
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